Approccio osteopatico nel dolore alla spalla

spalla-dolore

Dal punto di vista anatomico la regione della spalla, l’articolazione gleno-omerale, è molto complicata in quanto vi è molta mobilità ma al tempo stesso scarsa stabilità. Inoltre, è un’articolazione spesso succube delle ripetute attività della vita quotidiana e sportiva, che ne richiedono l’utilizzo intenso e la relativa usura e lesione.

Dal punto di vista anatomico la regione della spalla, l’articolazione gleno-omerale, è molto complicata in quanto vi è molta mobilità ma al tempo stesso scarsa stabilità. Inoltre, è un’articolazione spesso succube delle ripetute attività della vita quotidiana e sportiva, che ne richiedono l’utilizzo intenso e la relativa usura e lesione.

Dal punto di vista anatomo-patologico le strutture che più spesso vanno in sofferenza sono:

  • legamenti della clavicola: trapezioide, conoide, acromion-claveare, sterno-costo-claveare;
  • legamenti dell’omero: gleno-omerale superiore, medio, inferiore, posteriore;
  • muscoli della cuffia dei rotatori: sovraspinoso, sottospinoso, piccolo rotondo e sottoscapolare;
  • tendine del capo lungo del bicipite (stabilizzatore dell’articolazione gleno-omerale);
  • labbro glenoideo;
  • capsula articolare;
  • borse articolari;

I traumi alla spalla sono molto frequenti soprattutto negli sport da contatto. I traumi o ripetuti microtraumi sono tali da giustificare la sofferenza e le lesioni di alcune delle strutture sopra indicate.

Quando il sintomo non è direttamente associabile al trauma, la causa del dolore alla spalla va ricercata nei distretti anatomicamente limitrofi ad essa o in quelli più distanti ma a funzionalmente interconnessi.

L’osteopatia in quanto approccio sistemico va alla ricerca delle cause che possono influenzare direttamente la spalla, valutando a 360° i sistemi implicati. Le cause di pertinenza osteopatica nel sintomo e patologia della spalla sono numerose, ne elenchiamo e analizziamo di seguito alcune:

Trauma diretto

La maggior parte dei traumi diretti della spalla provengono da infortuni a carico dei legamenti, della capsula o della componente muscolo-tendinea. Per esempio negli sport da contatto quello che accade più frequentemente è che si lesionano legamenti e tendini stabilizzatori dell’articolazione gleno-omorale o della clavicola e in alcuni casi si incorre in lussazione o sub-lussazione della spalla.

Quando il trauma interrompe i meccanismi fisiologici dell’area come nei casi sovracitati, l’osteopata deve lavorare in tandem con altre figure quali l’ortopedico e il fisioterapista. L’approccio osteopatico mediante l’utilizzo di test palpatori specifici potrà individuare le strutture interessate per poi attuare delle tecniche per ridurre l’edema infiammatorio, stimolare la guarigione della lesione e ristabilire la funzionalità dell’articolazione.

Alterazioni meccanico-funzionali

Come accennato l’articolazione gleno-omerale fa parte della complessa area del cingolo scapolare, l’intera area è adibita alla sospensione e articolazione dell’arto superiore e ne influenza la funzionalità.

Nel momento in cui vi è dolore alla spalla vanno indagate anche le articolazioni della clavicola, delle prime coste, fino a relazionarsi con le vertebre cervicali e dorsali.  Andranno valutati i muscoli della cuffia dei rotatori come principali stabilizzatori dell’articolazione. La superficie d’appoggio dei due capi articolari della spalla, quello della testa dell’omero e quello della cavità glenoidea della scapola, risulta veramente minima e qui va evidenziata l’importanza dei muscoli e dei legamenti come vere parti integranti dell’articolazione, hanno la funzione di aumentare la superficie articolare garantendone maggior sostegno e contenimento.

Un’attivazione corretta e sinergica dei vari distretti muscolari è fondamentale per far si che l’articolazione lavori salvaguardando le strutture ed è frequente che si presentino delle disfunzioni a questo livello dove il muscolo in realtà è vittima di altre condizioni come quelle neurologiche o fasciali.

Tensioni viscero-fasciali

Gli organi sopra e sottodiaframmatici sono strettamente collegati con l’articolazione gleno-omerale e con l’intero cingolo scapolare mediante un continuum delle fasce.

Qualsiasi organo ha un rivestimento fasciale specifico che deve avere una corretta proprietà definita “viscoelasticità”. Questa garantisce la mobilità intrinseca dell’organo e qualora venisse a mancare si vengono a creare dei fulcri disfunzionali su cui si adatta l’intero sistema, modificando la funzione e quindi la postura.

Esempio: una ipomobilità del peritoneo viscerale dello stomaco, dovuta a gastrite, reflusso gastro-esofageo, o altre sofferenze gastriche, fa si che il legamento gastro-frenico (che collega lo stomaco e il muscolo diaframma) vada in accorciamento creando un abbassamento della cupola diaframmatica a sx.  Essendo questa in continuità con la pleura polmonare fa si che la tensione arrivi fino alla clavicola e alla 1° costa modificando la mobilità del cingolo scapolare.

Mediante l’utilizzo di test e tecniche appropriate, l’osteopata andrà a ripristinare la corretta mobilità del viscere andando a risolvere la tensione fasciale.

Interferenze neurologiche

L’innervazione dell’articolazione gleno-omerale, come per l’intero arto superiore è a carico del plesso brachiale, per plesso si intende un gomitolo di nervi, in questo caso localizzato dalla quinta vertebra cervicale fino alla prima vertebra dorsale.

Qualsiasi alterazione a carico delle vertebre cervicali, dorsali e del plesso di riferimento, influenzerà negativamente tutto il territorio di innervazione del plesso brachiale comportando edema, spasmo muscolare e accorciamento nella zona muscolo-tendinea della spalla e dell’arto in generale.

Le alterazioni del plesso brachiale possono essere indagate su diversi piani:

  • Meccaniche, distrazioni dirette del plesso, stiramento cervicale, trauma diretto, sindrome dello stretto toracico superiore con irritazione del plesso;
  • Ernie o protrusioni discali, il nucleo polposo contenuto nel disco può fuoriuscire e alterare il plesso, oppure comprimere l’emergenza del nervo;
  • Nervo frenico, è un nervo, i cui assoni provengono in parte dal plesso brachiale e in parte dal plesso cervicale, il territorio di innervazione di questo nervo è ampio ed ha a che fare con il mediastino, il diaframma e il pericardio. Un’alterazione delle zone di innervazione di questo nervo possono alterare l’informazione e a loro volta influenzare il plesso brachiale alterando la funzionalità del cingolo scapolare.

Un’ulteriore interferenza neurologica va indagata nel nervo vago, esso innerva una vasta quantità di organi sopra e sottodiaframmatici, è molto facile che il nervo vago incorra in alterazioni in quanto i nostri organi sono soggetti a innumerevoli stimoli (fame, acidità di stomaco, stress, bassa qualità del cibo) che modificano le caratteristiche bioelettriche del nervo. Il nervo vago a livello della base del cranio comunica con il nervo accessorio e ne può influenzare le caratteristiche bioelettriche. Un’irritazione del nervo accessorio provocherà una disfunzione del muscolo trapezio che a sua volta modificherà la biomeccanica del cingolo scapolare inserendosi al livello della scapola, dell’acromion e di parte della clavicola.

Il ruolo dell’osteopatia nelle interferenze neurologiche del dolore alla spalla è fondamentale in quei casi in cui non si giustifica facilmente il sintomo e va quindi effettuata un’indagine più globale e accurata.

Interferenze vascolari

L’osteopatia si occupa di valutare la funzionalità anche dal punto di vista vascolare per garantire un corretto ricircolo sanguigno migliorando le capacità di guarigione, anche in caso di lesioni o tendiniti croniche e acute. Infatti, lo stretto toracico superiore, area limitrofa e concomitante della spalla e del cingolo scapolare, è un fondamentale punto di passaggio di importanti vasi come l’arteria e la vena succlavia e di tutto il plesso brachiale sovracitato, che andranno poi ramificandosi a vascolarizzare e informare la spalla.

Lo stretto toracico è una struttura formata dalla clavicola, dalla prima costa e dai muscoli piccolo pettorale e scaleni anteriore e posteriore, nel caso in cui una di queste strutture perde le caratteristiche funzionali l’intero distretto si altera e peggiora il passaggio della vena e dell’arteria succlavia sfavorendo la vascolarizzazione della spalla.

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