Epicondilite nel Padel
Come si presenta?
L’epicondilite è un’infiammazione dei tendini dei muscoli estensori dell’avambraccio, nello specifico viene definita come una “ferita cronica nell’origine dell’estensore radiale breve del carpo”.
Può coinvolgere anche altre strutture come l’estensore comune delle dita e il radiale lungo del carpo.
Il dolore da epicondilite è tipicamente localizzato a livello dell’epicondilo laterale, si manifesta con esordio lieve che tende a peggiorare nel tempo e si esacerba al movimento, accompagnato anche da perdita di forza, dolenzia nella presa (stretta di mano) e nell’estensione del polso con senso di rigidità articolare al mattino.
Data l’esponenziale crescita del Padel nel mondo dello sport, amatoriale e agonistico, si è riscontrato un incremento di affezioni da sovraccarico funzionale dell’arto superiore, tra cui l’epicondilite.
Possiamo individuare due possibili cause dell’epicondilite da Padel:
- Esecuzione del gesto atletico: Lo smash è il gesto atletico più critico durante l’attività in quanto viene esercitato in modo repentino, potente e spesso incontrollato.
Inoltre, vista la complessità della biomeccanica, coinvolge l’attività di tutte le articolazioni dell’arto superiore, dalla spalla al polso.
Viene interessato anche il tratto cervicale che deve potersi muovere liberamente dall’estensione, momento in cui l palla è in aria, alla flessione, che collima con l’impatto. - Vibrazioni meccaniche ripetute: Ogni volta che l’atleta impatta la pallina con la racchetta si generano delle vibrazioni causa di costanti microtraumi che si scaricano sull’articolazione e sull’inserzione muscolo-tendinea. L’osteopatia si pone l’obiettivo di prevenire l’infortunio ma anche di performare nei minimi dettagli il gesto tecnico e atletico.
Proprio per questo, Il trattamento osteopatico nell’atleta e amatore del Padel elimina tutte le disfunzioni biomeccaniche locali e periferiche che possono compromettere la sinergia miofasciale, utile ad una perfetta esecuzione del gesto tecnico.
Nel performare l’atleta è fondamentale l’attenzione al dettaglio, ad esempio andrà valutato il complesso cervicale alto, responsabile del riflesso oculo-cefalico per mantenere lo sguardo fisso mentre si ruota il capo, necessaria alla coordinazione occhio-racchetta durante qualsiasi colpo in partita.
Non di minor importanza è l’attenzione ai complessi muscolari coinvolti nei principali colpi del Padel: il gran dorsale e il gran pettorale rappresentano i motori della famosa Bandeja, cosi come il bicipite brachiale è fondamentale nell’esecuzione del “mulinello” che caratterizza la Vibora.
Padel: l’origine dei problemi muscolo-tendinei nell’arto inferiore
Le tendinopatie dell’achilleo, gli stiramenti a carico del tricipite surale (conosciuto ai più come polpaccio) e di tutti gli altri flessori di ginocchio, rappresentano la più elevata percentuale di infortuni dal punto di vista muscolo-tendineo in uno sport come il padel. Abbiamo riscontrato come la causa di questo tipo di problematiche venga troppo spesso attribuita a “fattori esterni” come per esempio alle scarpe o ai campi da gioco. Non vogliamo di certo sminuire l’importanza di questi elementi, anzi devono essere sempre selezionati con cura e attenzione, ma la reale causa di molti di questi infortuni risiede nella cinematica del corpo umano legata alle dinamiche di gioco proprie del padel.
Negli ultimi anni è sotto gli occhi di tutti come sia aumentato esponenzialmente il numero di giocatori, dagli agonisti fino ai principianti. Va dato il merito a questo sport di aver accompagnato molte persone a uscire dalla sedentarietà. L’aspetto importante da sottolineare è che ci deve essere un’adeguata conoscenza dei movimenti richiesti da questo sport, tali movimenti dovranno poi essere accompagnati da un allenamento specifico, al fine di eseguirli nel modo più corretto, per prevenire i sintomi di cui sopra.
Andando ad analizzare nello specifico i movimenti tipico del Padel, si riscontra come esso richieda un costante mantenimento del baricentro basso (come se fosse richiesto un prolungato mezzo squat, o un punisher in dinamica) con la conseguente attivazione di tutta la catena cinetica posteriore dell’arto. In questa postura i flessori di ginocchio, tra cui gli ischiocrurali, il gracile e il sartorio, il popliteo e il tricipite surale sono in costante condizione di “pre-caricamento”. Non dobbiamo dimenticare poi che la postura tende a proiettarci in avanti con un maggior carico sull’avampiede e ulteriore ingaggio del tricipite surale con il suo tendine d’Achille per l’estensione di caviglia. Lo smash poi è un colpo che tende a ribaltare improvvisamente tutta la situazione, passando da una parziale condizione di chiusura e semi-flessione a una repentina fase di estensione, slancio e massimo accorciamento del polpaccio per andare sulla punta dei piedi quando richiesto. Tutti questi trasferimenti di energia, associati ai cambi di direzione e alla postura, richiedono che il giocatore medio sia in grado di conoscere e riconoscere quali sono le zone interessate al movimento e se in condizioni funzionali o meno.
Se ci soffermassimo qui verrebbe da includere solamente le componenti dell’arto inferiore, ma in realtà questa catena di movimento ha origine molto più in alto, dalla zona del bacino, dal “CORE”, fulcro di espressione delle catene crociate. Qui troviamo una stretta relazione tra la muscolatura paravertebrale dorso-lombare (quadrato dei lombi, gran dorsale, lunghissimi), l’addome, il muscolo psoas e i muscoli glutei. Questo crocevia di forze è fondamentale per gestire la corretta cinematica dell’arto inferiore, emblema del rapporto tra la colonna vertebrale, il bacino e l’articolazione dell’anca.
L’approccio a suddetti sintomi richiede quindi un’attenta valutazione anche di queste zone e la prassi osteopatica è funzionale proprio alla valutazione del sistema corpo nella sua globalità, andando a correggere le possibili restrizioni che potrebbero diventare causa di un infortunio, come stiramenti o distorsioni, oppure rappresentare l’origine di sintomi recidivanti. L’osteopatia interviene quindi sia a scopo preventivo, educando il principiante o l’agonista ad aumentare la consapevolezza e la reattività neurologica delle zone descritte, sia di supporto al trattamento dell’acuto, come nel caso di lesioni o infiammazioni conclamate. Un basso grado di consapevolezza di una determinata zona corporea la farà catalogare come “neurologicamente meno attiva”. Se chi si avvicina al padel non ha idea neanche di cosa sia un mezzo-squat è probabile che le richieste di adattamento e risposta agli stimoli del gioco potrebbero essere più nocive che benefiche, per questo è sempre consigliato di eseguire delle attente valutazioni per poi farsi seguire sul campo da professionisti con delle lezioni. Sappiamo bene quanto questo sport promuova dopamina nel nostro cervello, ma conviene prevenire per non essere poi costretti a interrompere questa ondata di piacere.
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